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Bustina in polvere zafferano dell’Aquila DOP

8,00 

Disponibilità:

Venduto da: Coop. Altopiano di Navelli

La polvere viene ottenuta da pistilli essiccati con medesimo metodo, senza aggiunta di nessun altro ingrediente o altro tipo di lavorazione

Ciascuna bustina contiene 3 bustine monodose da 0,1 grammo, per un totale di 0,3 grammi di prodotto.

Ogni bustina monodose può essere utilizzata ad esempio per 500 grammi di risotto.

Le Ricette
È bello stare dietro i fornelli e fantasticare a realizzare i pasti quotidiani sia per la famiglia che per gli amici.

Una bella soluzione alla preparazione di vari piatti particolari e rari ve li propone una spezia chiamata per eccellenza d’ORO è lo zafferano dell’Aquila, che dà un contributo apprezzabile perchè nonostante l’elemento base dei piatti che si suggeriscono è sempre lo ZAFFERANO, il ricettario che ne deriva non si può definire certo monotono.

Le ricette che si propongono sono numerose e sono così nuove ed insolite quasi da sembrare rivoluzionarie. La forma, la buona descrizione e l’impostazione della foto e dei particolari faciliteranno certamente sia la scelta del piatto che la sua realizzazione.

Le ricette allo zafferano possono facilitare l’opera di chi si mette in cucina, sia l’esperto che il dilettante.

Comunque saranno gradite a coloro che vogliono mangiare sano senza rinunciare al buon gusto.

In queste poche pagine, lo zafferano viene presentato come nuovo alimento esotico ma nello stesso tempo casalingo.

Insomma questo signor Zafferano è un personaggio simpatico e benefico che fà piacere a tutti incontrarlo a tavola.

Coop. Altopiano di Navelli

Era il 7 aprile del 1971 quando si presentarono a L’Aquila, davanti al notaio dott. Carlo Cricchi ben 46 piccoli produttori di zafferano di diversi borghi dell’Altopiano di Navelli, accomunati dall’idea di cooperazione messa in piedi dal nostro Silvio Salvatore Sarra: lì nacque la Cooperativa “Altopiano di Navelli”.

L’unione dei produttori in cooperativa si rese necessaria perché, in quegli anni, il prezzo dello zafferano era crollato e non vi era richiesta di mercato. A causa di ciò, sussisteva un certo sconforto tra i coltivatori, tale che alcuni di loro cominciarono a distruggere i bulbi, a darli in pasto alle bestie che allevavano, a non coltivare più lo zafferano.

Da allora, grazie alla costituzione della cooperativa, con la guida di Silvio Salvatore Sarra, le cose cominciarono a cambiare pur se tra mille difficoltà iniziali.

La vera svolta positiva per la nostra piccola realtà avvenne quando la più grande e ispirata collaboratrice di Silvio, la sorella Giovannina, lo indirizzò a partecipare alla trasmissione Portobello che, condotta da Enzo Tortora, entrava in quegli anni nelle case di praticamente tutti gli italiani. La vetrina televisiva fu un vero trionfo e da allora il nostro oro rosso dell’Abruzzo aquilano cominciò ad essere conosciuto davvero in tutto il mondo, anche perché questo specifico zafferano è insuperabile come qualità, tanto che nel 1989 una commissione di esperti a livello mondiale gli conferì il primato nel mondo, cui seguì nel 1991 un ulteriore riconoscimento per la Cooperativa con “l’Atomo d’oro”.

La lunga lista di riconoscimenti ha trovato poi la sua vetta nel 2005, quando l’Unione Europea ha riconosciuto al nostro Zafferano dell’Aquila il marchio DOP, denominazione di origine protetta, al prodotto coltivato nei 13 Comuni dell’aquilano riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole.

Descrizione Prodotto

Si racconta che in Spagna, nel XII secolo ci fu l’incontro tra il prezioso fiore e il monaco domenicano Santucci, originario di Navelli. Egli era membro della Santa Inquisizione ed era grande appassionato di agricoltura.

La leggenda narra che il monaco portò di nascosto tre bulbi a Navelli con la speranza che qui potessero dare buoni frutti. Per realizzare il suo progetto apportò delle correzioni alle pratiche colturali spagnole cercando di adattarle al clima ed al suolo della zona, sviluppando per la prima volta la coltura a ciclo annuale.

Lo zafferano trovò nella Piana di Navelli un habitat ideale e nacque un prodotto di gran lunga superiore a quello coltivato altrove. La diffusione ed il successo dello zafferano di Navelli vanno di pari passo con la storia della città di L’Aquila. Nel XIII sec. L’Aquila era appena sorta e subito divenne famosa per il pregiato zafferano, che, dalla zona dell’Altopiano di Navelli, si estese a tutto il territorio circostante, dando vita a un commercio imponente con le città di Milano e Venezia e con alcune città estere quali Francoforte, Marsiglia, Vienna, Norimberga ed Augusta.

Il più antico documento che testimonia la coltivazione ed il commercio della spezia, divenuta famosa come Zafferano dell’Aquila, è un diploma di Re Roberto d’Angiò del 1317 (Antico Archivio Aquilano, V. 42, c. 16v.-17r.). Il XV sec. fu per L’Aquila il periodo di maggiore prosperità economica, culturale e spirituale: nel 1454, per volere di San Giovanni da Capestrano, si pose la prima pietra della Basilica di San Bernardino da Siena, la cui costruzione venne finanziata con le gabelle imposte sullo zafferano.

Nel 1458 Re Ferrante I D’Aragona decretò il diritto della città di L’Aquila a fondare una Università; questo accadde in concomitanza con l’apertura di una fiorente tipografia da parte di un commerciante di zafferano di origine tedesca, Adamo da Rotweil, allievo di Johannes Gutemberg, inventore della stampa.

Affermatosi a livello internazionale, lo zafferano dell’Aquila veniva conteso tra tanti commercianti, soprattutto veneziani, milanesi e fiorentini. Fra i più importanti consumatori della spezia è necessario ricordare i tedeschi di Norimberga che, intorno al 1513, preferirono non avere più l’intermediazione dei mercanti di Venezia e si stabilirono a L’Aquila con una propria delegazione.

La maggiore produzione di zafferano si ebbe nel XVI sec., a cavallo degli anni 1583 e 1584, ma fu proprio in questo secolo che, a causa della peste, di alcune guerre e dell’accrescersi delle gabelle imposte dai monarchi spagnoli, si giunse al declino della coltivazione dello zafferano dell’Aquila: nel 1646 si arrivò addirittura a produrne un solo chilogrammo contro i 4000kg di due secoli prima.

Con l’arrivo dei Borboni al Regno di Napoli ci fu una graduale ripresa della coltivazione tanto che nel 1830 si produssero 45 ql. di zafferano su una superficie di 45 Ha. Ma nel corso del tempo la situazione cominciò di nuovo a regredire fino ad una drastica riduzione nel XIX secolo.

Si arriva così ai giorni nostri: oggi la coltivazione dello zafferano è portata avanti solo da pochi agricoltori e si stima che la produzione media annua per tutta la Piana di Navelli sia di circa 40 Kg.

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